Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Keret Etcar
Titolo: Abram Kadabram
Editore: E/O
Il giovane scrittore israeliano Keret sembra essere molto diverso dai grandi scrittori israeliani ormai affermati, come Grossman, Oz, Yehoshua. Questi brevi, spesso brevissimo racconti, sono veramente originali, strani, divertenti, ironici, fulminanti a volte. Spesso i protagonisti sono ragazzi, i loro rapporti ci vengono descritti rapidamente, come in piccoli flash che ci raccontano ambienti, interni, paesaggi che nelle pagine dello scrittore ci appaiono del tutto inediti.
Il racconto iniziale, Rompere il porcellino, ci dice di un bambino che desidera un pupazzetto dei Simpson, ma i genitori non vogliono perchè ogni desiderio non deve essere subito esaudito, e preferiscono comprargli un salvadanaio di ceramica a forma di porcellino dove lui dovrà infilare le sue monetine per imparare il valore del risparmio. Il bambino si innamorerà del porcelllino e al momento di romperlo preferirà abbandonarlo intatto, rinunciando al suo pupazzetto.
Una grande leggerezza, un senso di malinconia, l'ironia di chi parla di cose molto serie scherzando, queste sono le caratteristiche stilistiche di tanti dei racconti che compongono il libro.
Particolarmente riuscito il racconto La triste storia della famiglia Formichieri, dove la metafora che occupa l'intera narrazione ci dice che la paura della segregazione, della persecuzione sono sempre vive anche nella giovane cultura israeliana.

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